La situazione è straordinariamente grave

La situazione generale dei lavoratori e dei cittadini nell’ Asst di Lodi, nel Dipartimento Fatebenefratelli di San Colombano al Lambro, nella Fondazione S. Chiara di Lodi è straordinariamente grave. Non ripetiamo qui il lungo elenco di avvenimenti che lo dimostrano: ogni lettore ha molti elementi per vederlo e comprenderlo .

Di fronte a una situazione straordinariamente grave bisogna fare cose straordinarie. Su cosa significhi questa affermazione, invece, è utile chiarirlo.

Le cose straordinarie che bisogna fare non sono affatto cose fuori dalla comune portata, non sono gesti estremi o che richiedono un particolare coraggio. Fare cose straordinarie vuol dire pensare in modo coerente con la gravità della situazione e assumere comportamenti conseguenti.

In un’epoca in cui il “potere” fa sfoggio della sua ipocrisia (la contraddizione fra ciò che dice e ciò che fa), eleva l’incoerenza a valore (la chiama “libertà”), educa i lavoratori e i cittadini a seguire le suggestioni e le apparenze con cui intossica l’opinione pubblica, le cose straordinarie  da fare a cui ci riferiamo sono essenzialmente tre:

– pensare in modo coerente con gli interessi dei lavoratori e dei cittadini liberandosi dal senso comune corrente e dalle consuetudini (“si è sempre fatto così” ) e dai pregiudizi imposti o ereditati;

– sostenere le spinte, le tendenze e le iniziative che vanno nella direzione di affermare (perseguire, soddisfare) gli interessi reali dei lavoratori e dei cittadini;

– imparare a legare la teoria alla pratica, i discorsi alle azioni, le parole ai fatti.

Se davvero si è convinti che è urgente e necessario cambiare la rotta che conduce al disastro, allora bisogna fare cose che rendono possibile il cambiamento, che concretamente lo realizzino.

Se davvero si è convinti che l’attuale management di potere in questi Enti non può (e non vuole) avere un ruolo positivo nel cambiamento, allora bisogna alimentare un movimento pratico attraverso il quale i lavoratori ed i cittadini diventano protagonisti. Come?

Considerare gli scioperi e le lotte non come un “rituale”, una scadenza o, peggio, una gara fra organizzazioni sindacali per dimostrare “ chi ha più iscritti” o “lo spezzone più numeroso alla manifestazione”, ma come occasione per costruire in ogni azienda comitati di sciopero unitari, organismi di lavoratori e cittadini che agiscono prima, durante e dopo lo sciopero e le manifestazioni. Ovviamente questa unità è impossibile laddove la sudditanza sindacale al management aziendale è nota. In questo ultimo caso, chi è autonomo e non asservito a logiche clientelari ha il dovere preciso di procedere su questa via anche da solo.

Questa cosa è normale, nel senso che è alla portata di tutti. Ma è anche straordinaria, nel senso che non è affatto prassi comune.

Fra chi si propone di cambiare e l’indisponibilità ad agire seriamente e apertamente degli altri e anche, in certi casi, i meri “interessi di bottega”, sono molto diffusi e minano seriamente le buone pratiche organizzative del cambiamento.

Sono, queste ultime, manifestazioni di sfiducia: sfiducia nella possibilità che lavoratori e cittadini possano diventare il motore del cambiamento.

Ma, in definitiva, sono anche manifestazione di sfiducia in sé stessi, perché i lavoratori ed i cittadini non diventeranno mai spontaneamente motori del cambiamento in questi enti.

Perché questo accada è necessario che il sindacalismo autonomo, come è quello di Fials-Confsal, organizzi i lavoratori ed i cittadini e li portino ad assumere quel ruolo di motore del cambiamento.

Perché, per parafrasare le parole di un noto filosofo… i lavoratori ed i cittadini possiedono un grande vantaggio, il numero preponderante; ma i numeri pesano sulla bilancia solo quando sono uniti dall’organizzazione e guidati dalla conoscenza.

Da qui una conclusione – generale, ma anche concreta – quali che siano il contesto, la battaglia o l’occasione, il compito dei sindacalisti onesti è promuovere la mobilitazione dei lavoratori e dei cittadini, ma soprattutto promuoverne l’organizzazione: fare in modo che ogni mobilitazione concorra a sedimentare e migliore la stessa organizzazione di lotta.

DIVERSAMENTE, TUTTO SARA’ SOTTOPOSTO SEMPRE ALLA VOLONTA’ DEI DOMINATORI.

 

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