Il neoliberismo e l’idea di giustizia

I satelliti europei dell’America hanno votato a favore di una corte di giustizia internazionale, come se ci possa essere una giustizia planetaria che non sia imperiale e coloniale, ossia l’idea di giustizia del più forte, ricco e arrogante.

Lo stesso giorno un «esperto» delle Nazioni Unite, dal nome pakistano ma naturalmente di cittadinanza britannica e professore a Londra, ha dichiarato che le violazioni dei «diritti umani» in Iran sono crimini contro l’umanità. In sostanza stanno creando dei tribunali speciali globali per stroncare qualsiasi opposizione e reale diversità (ossia collettiva), ovunque si trovi. Tanto loro sanno cosa sia la verità e cosa sia il bene: è ciò che pare tale ai puritani liberisti e liberal di Washington e di Wall Street.

No, non è fascismo: il fascismo agiva su scala nazionale e privilegiava lo Stato. Il capitalismo lo inventò per contrastare non solo la rivoluzione comunista ma anche (si sapeva ma è diventato incontrovertibile negli ultimi trent’anni) qualunque resistenza al culto del mercato, del denaro, del successo individuale. Infatti, appena smise di servirgli lo buttò via, salvo usarlo come diversivo per permettere a una sinistra inetta, codarda e totalmente omologata di fingersi e forse sentirsi rivoluzionaria ed eroica.
Il neoliberismo è molto peggio del fascismo e non cadrà così facilmente. Per ora gli è bastato usare la disinformazione mediatica e il consumismo tecnologico; però le cose stanno cambiando. Crollano le banche e allora ricorre alla repressione dei tribunali; state sicuri che se perde altra egemonia userà la violenza militare e poliziesca. Ma quando la userà contro di voi, che finora ve ne siete fregati perché l’iPhone d’ordinanza vale bene un tribunale internazionale e comunque le priorità stabilite da Fedez e Ferragni sono altre (diritti strettamente individuali ed individualistici e per questo universali e «umani»), non piagnucolate: ve lo sarete meritato.
FRANCESCO ERSPAMER
Professore di studi italiani e romanzi a Harvard; in precedenza ha insegnato alla II Università di Roma e alla New York University, e come visiting professor alla Arizona State University, alla University of Toronto, a UCLA, a Johns Hopkins e a McGill

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