Il Governo italiano attacca i lavoratori: le nuove misure del Consiglio dei ministri del 1° maggio 2023

Il Consiglio dei ministri del 1° maggio 2023 sarà ricordato come uno dei momenti più alti dell’avversione verso i lavoratori e i poveri manifestato da questo Governo. Il provvedimento presentato è un mostro a tre teste che attacca il lavoro e i lavoratori. Le tre misure devono essere analizzate singolarmente, ma sempre ricordando che sono tenute insieme dall’unico legame rappresentato dal fatto di essere un attacco al lavoro e ai lavoratori.

 

La prima testa del mostro è il provvedimento sul cuneo fiscale: per il periodo luglio-dicembre si prevede un ulteriore taglio alla parte contributiva del cuneo di quattro punti percentuali per i redditi fino a € 35.000 annui. Questa misura sarà finanziata attraverso tagli alla spesa sociale, perfino quando questi tagli sono nello stesso provvedimento, come quello al reddito di cittadinanza. Il Governo, nel Documento di Economia e Finanza (DEF), aveva ammesso candidamente che il taglio al cuneo fiscale serve a favorire la moderazione salariale (quindi a impedire che i salari aumentino). Questo provvedimento è un attacco al lavoro e ai lavoratori.

 

La seconda testa del mostro è, come già accennato, la cancellazione del reddito di cittadinanza, che sarà sostituito da due nuove misure: una forma di sostegno (massimo 480 euro) per le famiglie in situazione di difficoltà e nel cui nucleo familiare siano presenti minorenni, persone con disabilità o ultra 65-enni e, per i soggetti in condizione di povertà assoluta ma ritenuti “occupabili”, un assegno ancora inferiore (350 euro), subordinato alla frequenza di qualche mitico “corso di formazione”. Questo è un attacco diretto ai lavoratori più poveri e vulnerabili.

 

La terza testa del mostro è l’attenuazione ulteriore dei vincoli posti all’utilizzo di contratti a tempo determinato, che ora potrà essere imposto e prorogato (fino a 24 mesi) senza neanche prendersi la briga di spiegare perché. Questa misura rende ancora più semplice disfarsi dei lavoratori (o semplicemente ruotarli per aumentare la loro ricattabilità). Gli ultimi dati ISTAT certificano la presenza di circa 3 milioni di occupati con contratto a tempo determinato, pari al 16,2% dei lavoratori dipendenti. Un numero confermato anche dall’Osservatorio sul precariato dell’INPS che parla di 2 milioni e 950 mila precari in Italia a febbraio 2023. Questa è un’altra forma di attacco al lavoro dipendente e alle persone più fragili.

 

Queste misure sono un attacco al lavoro dipendente e alle persone più fragili, oltre che l’ennesimo assist alle imprese per garantire i loro profitti assicurando che non debbano aumentare gli stipendi. Il Governo italiano sta attaccando i lavoratori e le persone più vulnerabili, dimostrando una totale mancanza di rispetto per i diritti dei lavoratori e delle persone più povere della società. È importante che il sindacalismo conflittuale prenda una posizione forte contro queste misure e che la popolazione si mobiliti per difendere i propri diritti e la propria dignità.

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